Le passioni di Alois

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13 Settembre, 2019

Le passioni di Alois

L’ARTE DELLA CUCINA E QUELLA DELLA FOTOGRAFIA


Questa è la mia diciottesima stagione al San Pietro. Quando stai bene in un posto e hai la qualità della vita che hai sempre sognato, perché dovresti cambiare? Al ristorante "Zass" c'è tutto: una cucina fantastica, ingredienti di qualità straordinaria, datori di lavoro come Vito, Carlo e la Signora Virginia. Siamo amici ma siamo anche una famiglia e lavorando qui, ti senti subito a casa; ti senti parte di qualcosa di più grande, ti senti felice.

Qualunque lavoro tu faccia è importante che tu sia felice. Essere uno chef famoso o meno, non è importante. L'importante per me è vivere senza rimpianti, e quando vado a dormire la sera posso dire: "oggi è stata la giornata migliore, ho fatto del mio meglio". Posso dire onestamente, guardando indietro, che rifarei tutto.

 

chef Alois - Il San Pietro Positano

 

Quando ero giovane, mio padre aveva altre idee per me. Voleva che diventassi un chimico. Avevo 19 anni quando è morto e improvvisamente mi si è aperta la strada per seguire i miei sogni e fare quello che volevo fare. E quello che volevo era diventare chef.

Mia madre è una donna forte che ha cresciuto cinque figli. Mi lasciava fare le mie scelte nel bene e nel male, anche se non sempre le capiva o era d'accordo. Ora ha 92 anni ed è ancora forte. Mi segue e nei miei momenti difficili accende una candela e prega per me e questo mi dà nuova energia. Mia madre è stata la persona più influente della mia vita. Credo che non c'è amore più grande di quello di un genitore per il proprio figlio e viceversa. Sto sperimentando l'altro lato di quell'amore da quando ho avuto mio figlio.

Quando ho deciso di lasciare casa, mi ha chiesto: "Perché te ne vai? Non ti trovi bene qui? Ho fatto qualcosa di sbagliato?" Le ho detto: "No, mamma. Ma voglio scoprire il mondo. Voglio fare e vedere cose nuove, parlare altre lingue e sapere come vivono le altre persone. Voglio imparare a stare in piedi e non contare sull'aiuto di qualcun altro".

Sono partito, non sapendo dove stavo andando. I primi anni sono stati terribili. Non conoscevo le lingue, avevo nostalgia di casa, tutto era strano e non avevo le comodità a cui ero abituato. Ora, avendo vissuto così a lungo in altri paesi, non potrei più tornare in Belgio. Quando incontro le persone che conoscevo da ragazzo e che hanno vissuto tutta la vita nella stessa città, sempre con le stesse persone, andando negli stessi caffè e mangiando le stesse cose...penso...ho molto di più. Mi sento più ricco come persona grazie alle mie esperienze.

 

 

Il posto più influente in cui ho lavorato è stato in Giappone. Avevo 22 o 23 anni e all'epoca non c'erano molti stranieri. Riuscite ad immaginare di andare a Shibuya o Shinjuku e di essere l'unico straniero sul treno? Nelle stazioni non c'era nessuna segnaletica in inglese, quindi ho dovuto contare le fermate per essere sicuro di scendere a quella giusta. È stata un'esperienza incredibilmente istruttiva e ha cambiato completamente il mio modo di pensare. Lo chef Mikuni è diventato un grande mentore e anche un amico che mi ha immerso nella cultura giapponese. Mi ha insegnato ad organizzarmi, a rispettare il prodotto e le persone. Ogni mattina dovevamo stare in piedi e dire: "Oggi voglio dare il meglio di me stesso".

Lavorare per lo Chef Mikuni è stata un'esperienza che mi ha fatto pensare: "se un giorno diventerò chef, voglio essere come lui e come il mio primo mentore, lo chef belga Roger Souvereyns.

Lo chef Souvereyns era completamente pazzo, ma, come Mikuni, era completamente dedito al suo lavoro. Mi ha detto: "Se vuoi diventare qualcuno, non devi dare il 100% di te stesso, ma il 200%. Non il 200%, ma il 300%. Devi rinunciare tanto a livello personale". Ora ha 80 anni, viene al San Pietro, mangia allo Zass e mi dà ancora consigli utili e idee su come migliorare i miei piatti. E' stato il mio più grande mentore ed ha sempre ragione quando si tratta di cucina. Ero stressato e nervoso quando sapevo che veniva a mangiare nel mio ristorante, ma ora mi rilasso perché so che gli piace e tutto quello che ha da dire è sempre utile.

 

 

Quando trovi la tua passione, devi puntare su di essa. La mia passione per la cucina va di pari passo con quella per la fotografia. Per me, creare nuovi piatti e creare fotografie sono due facce della stessa medaglia. È creazione. È arte. Vito è sempre d'accordo sul fatto che non assaggio mai i miei piatti e, in teoria, so che ha ragione. Vedo un piatto nuovo nella mia testa prima che gli ingredienti si uniscano fisicamente nel piatto e so già esattamente come andrà a finire. Le sensazioni che provo o le cose che osservo durante il giorno sono tutte conservate in scatolette nella mia mente fino a quando arrivano al punto in cui tutto esplode in una nuova creazione. È la stessa cosa con le fotografie. Si tratta delle ispirazioni e dei piccoli segnali che raccolgo durante il giorno. Potrei andare al mercato del pesce e vedere qualcosa che mi rimane in testa, poi vedo qualche altro oggetto totalmente casuale, penso di mescolarli insieme e improvvisamente c'è questo momento di eureka. Vedo l'immagine e so esattamente come dovrebbe uscire.

Ho comprato la mia prima macchina fotografica a 16 anni con i risparmi del mio salvadanaio. Ho iniziato a scattare foto di persone e luoghi in cui ho viaggiato. In questi ultimi anni, le mie foto sono diventate più creative. Ho aperto uno studio fotografico nel mio garage e mi piace andarci al termine di una lunga giornata di lavoro. Il garage è enorme e può ospitare fino a 20 auto. E' tutto rustico, con tubazioni a vista sul soffitto, un ottimo allestimento per uno studio. Andare lì mi rilassa completamente, dimentico tutto e la mia mente entra nell'obiettivo della macchina fotografica. Sono sempre sorpreso da quante cose si possono mettere all'interno di un piccolo rettangolo.

A volte è quasi perverso. Se hai visto qualche mia fotografia, probabilmente ti sarai chiesto come diavolo ho potuto inventarmi una cosa del genere. Mia moglie mi guarda spesso come se fossi completamente pazzo a creare le cose che creo. Ma mi piacciono le persone che sono un po' pazze perché portano qualcosa di nuovo, qualcosa di cui parlare. Tante persone non hanno nulla da dirti. Mi piacciono le persone che hanno qualcosa da dire, che si tratti di arte, scrittura, musica, pittura o altro. Questo è ciò che cerco e che mi piace di più nelle persone. Non mi interessa chi sono o quale sia la loro importanza. La cosa importante è che posso imparare qualcosa di nuovo da loro, assorbire qualcosa dalla loro energia, dalla loro conoscenza e passione.

Alla fine della giornata, l'importante è mettere la propria energia per creare qualcosa, trovare una passione e perseguirla. Questo è ciò che mi spinge. Ho scelto di avere una vita ricca.

Le foto di Alois sono disponibili su http://www.aloisvanlangenaeker.com

 

 

 

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