Le Memorie di Pasqualino

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11 Maggio, 2023

Le Memorie di Pasqualino


Da piccolo giocavo sempre al San Pietro, perché mio padre lavorava come carpentiere nel cantiere quando l'hotel era in costruzione e mi portava con sé. Dopo l'apertura, continuò a lavorare nel reparto manutenzione, quindi ero sempre nei paraggi.

Un giorno, avevo nove anni, Carlino mi diede 50.000 lire e mi disse di andare a comprare dei bei pantaloncini e magliette e di presentarmi al lavoro in spiaggia. Fu il mio primo lavoro estivo, come addetto spiaggia, lavavo i piatti, sistemavo i teli e gli ombrelloni e assistevo gli ospiti. A fine stagione, il nipote di Carlino, Salvatore, che si occupava dell'amministrazione, mi diede 10.000 lire, il mio primo stipendio. Sono passati 44 anni e sono al San Pietro da allora, quindi posso ben dire che ho passato la maggior parte della mia vita qui lavorando con tre generazioni di proprietari.

Ho molti bei ricordi di ognuno di loro nel corso degli anni. Per esempio, ricordo che una volta Carlino portò un gruppo di noi a Roma per aiutarlo in alcuni lavori di restauro nel suo appartamento durante l'inverno. La sua fidanzata gli chiese: "Perché hai portato questi ragazzi da Positano a Roma?".  "Sono i miei artisti!", rispose entusiasta. "Naturalmente devo portare con me i miei artisti".

Era ora di pranzo e lei disse allo chef di portarci qualcosa da mangiare. Ci portò pane e prosciutto, il tipico panino, insomma. Quando Carlino vide quello che ci avevano portato, andò su tutte le furie.

"Che tristezza! Andiamo", disse. "Dobbiamo dargli del cibo vero. Questi ragazzi devono lavorare!". Scese alla vicina rosticceria e comprò prosciutto, maiale, mortadella, pollo, tutto quello che c'era nel negozio. All'epoca ero solo un ragazzino e i miei occhi erano spalancati di fronte a tutto quel bendidio. Di recente ho chiesto a Vito se quella rosticceria c'è ancora e mi ha detto di sì.

Da ragazzo giocavo a tennis con Vito e Carlo, oppure andavamo a pescare di notte a polpi e calamari. Siamo cresciuti insieme, li conosco come fratelli. So, per esempio, che anche se Vito sbuffa, non si arrabbia. O che quando Carlo è tranquillo, in realtà naviga in un mare di pensieri.

Eravamo in tanti a giocare insieme da bambini dopo la scuola: Carlo e Vito, che oggi sono i proprietari, mio cugino Pasquale, che lavora in piscina, Raimondo, il capitano della barca, Michele, il cameriere, Roberto, il valet, e tanti altri. Ci divertivamo, ci azzuffavamo, giocavamo a calcio, insomma i classici giochi dei ragazzi.

Ora siamo padri. I capelli sono brizzolati, non siamo più arzilli come un tempo, ma siamo ancora insieme come quando eravamo ragazzi. Siamo colleghi, ci piace ancora scherzare. Soprattutto, siamo cresciuti con il San Pietro e questo ci rende una famiglia.

 

 

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