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10 Luglio, 2019

Il nascondiglio segreto


"Bam! Bam! Bam!" Imitava i colpi, fingendo di sparare ai teschi che gironzolavano nella stanza a volte. Vestito con la tradizionale tunica rossa e bianca da altare, con i capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle, Vito Cinque sembrava quasi angelico, a parte il malizioso luccichio nei suoi occhi. Sotto le vesti del suo abito ingombrante indossava un paio di scarpe da ginnastica, pronto a precipitarsi nella piazza per una rapida partita di calcio con gli altri ragazzi, tra una messa e l’altra.

"Se non era il calcio, era a nascondino. Positano è circoscritta, quindi a volte il gioco andava avanti per giorni". Vito ricorda con un mezzo sorriso malinconico. "Uno dei posti migliori in cui nascondersi era “la Terra Santa", perché la maggior parte dei ragazzi aveva paura di entrarci. Era un posto spaventoso, pieno di teschi e ossa".

 

Prima che Napoleone istituisse i cimiteri, quelli che lasciavano i loro possedimenti alla chiesa dopo la morte, avevavo il grande privilegio di essere sepolti sotto la chiesa, nella "Terra Santa". In termini di marketing medievale, questo era l'equivalente di un accesso privilegiato al Paradiso attraverso le porte perlate.

"In effetti, in napoletano abbiamo un detto" dice sorridendo Vito. 'Senza soldi non si cantano messe”.

I muri di pietra della volta sotterranea erano fiancheggiati da sedili simili a troni che sembravano servizi igienici antiquati. I morti venivano adagiati su questi sedili e si lasciava letteralmente "gocciolare" i loro fluidi corporei attraverso i buchi sottostanti, fino a che non rimaneva altro che scheletri.

"Puozz sculà ovvero Spero che goccioli è un modo di dire napoletano poco elegante, riservato alle persone che non ci piacciono." Vito conosce molti detti locali. Da ragazzo si faceva strada oltre il vecchio cancello di metallo che bloccava l'entrata della Terra Santa, quando la stanza veniva usata come deposito della chiesa. Teschi e ossa erano ammucchiati in grossi sacchi di juta accatastati insieme alle luminarie e ad altri materiali della processione per la Festa di San Vito, patrono di Positano. C'era anche un piccolo tunnel.

"In seguito, mia madre mi disse che tutti i luoghi importanti di Positano erano collegati tra loro da una rete di tunnel. Dalla chiesa principale, si poteva raggiungere Piazza dei Mulini, posta più in alto. È lì che i positanesi si sono nascosti durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Parte di quel sistema di tunnel è oggi sotto la principale via pedonale”.

 

Come tutte le città greche e romane, Positano è a strati. Sotto la chiesa di Santa Maria Assunta, (X secolo d.C.), si trova l'ancor più antica chiesa bizantina e quella romana con la camera sepolcrale sotterranea, la "Terra Santa". E la storia aveva ancora uno strato più sorprendente da rivelare. Sotto la volta, sepolta dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e dimenticata nel tempo, si trova una magnifica villa romana risalente al I° secolo a.C.

"Abbiamo sempre sospettato che ci fosse qualcosa lì, ma solo di recente sono state portate alla luce delle parti".

«Si pensa che la villa appartenesse ad un ufficiale incaricato di fornire cibo all'Imperatore Tiberio durante il suo autoimposto esilio a Capri. Era terrorizzato dall’idea di essere avvelenato e faceva preparare tutte le vettovaglie in zona e da persone fidate. Il mulino che produceva farina per Tiberio era probabilmente quello che si trova ancora oggi ad Arienzo".

Questo funzionario divenne ricco lavorando per l'imperatore e costruì una casa sontuosa che si estendeva su una vasta area tra la collina e la spiaggia. Le pareti esposte sono splendidamente affrescate con dipinti policromi che rappresentano un'architettura fantastica, figure volanti, grifoni e piante.

 

Il tetto della villa crollò durante l'eruzione che distrusse Pompei ed Ercolano e la casa fu completamente coperta da cenere e detriti. Qualche secolo dopo, la prima chiesa fu costruita sullo stesso sito. Quando la villa fu finalmente scoperta oltre 25 anni fa, la sfida più grande era trovare un modo per scavare tra le fondamenta di edifici importanti come la chiesa sopra di essa.

Dopo due scavi separati, la Villa Romana è stata aperta al pubblico per la prima volta il 18 luglio 2018.

"Non avrei mai immaginato quando giocavo a nascondino tra scheletri vecchi di secoli, che una delle più grandi scoperte archeologiche della Costiera Amalfitana degli ultimi decenni giaceva nascosta sotto i miei piedi". Vito scuote la testa. "Per noi bambini era solo un nascondiglio segreto."

 

 

 

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